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T.A.R. PUGLIA, Bari, Sez. I - 2 aprile 2009, n. 785
AREE PROTETTE - Aree individuate come SIC e ZPS - Valutazione di incidenza 
ambientale - Obiettivi di conservazione - Valutazione in concreto del singolo 
intervento. Le procedure di controllo, qual è la valutazione di incidenza 
ambientale, previste per le aree già individuate come ZSC e SIC, nelle more 
dell’approvazione dei siti da parte dell’Unione Europea e della designazione 
quali Zone Speciali di Conservazione, tengono conto degli effetti che il 
progetto o la pianificazione e la programmazione territoriale può avere su detti 
siti con riferimento agli obiettivi di conservazione, sicché non si può 
prescindere dalla valutazione in concreto del singolo intervento e la 
valutazione non può discostarsi dai criteri fissati dalla normativa di settore 
per accertare gli effetti che le trasformazioni potrebbero produrre in detti 
siti, tenendo conto delle finalità della perimetrazione delle zone SIC e ZPS. 
Pres. Allegretta, Est. Durante - C.G. (avv.ti Lioce e Sacchetti) c. Comune di Ruvo di Puglia (avv. Fiore) e altri (n.c.). 
T.A.R. PUGLIA, Bari, Sez. I - 02/04/2009, n. 785
 
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
N. 00785/2009 REG.SEN.
N. 00637/2007 REG.RIC.
 
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia
(Sezione Terza)
ha pronunciato la presente 
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 637 del 2007, integrato da motivi 
aggiunti, proposto da:
Chicco Giuseppe, rappresentato e difeso dagli avvocati Silvia Lioce e Teresa 
Sacchetti, con domicilio eletto presso l’avv. Silvia Lioce in Bari, via Amendola, 
166/5;
 
contro
 
il Comune di Ruvo di Puglia, 
rappresentato e difeso dall'avv. Domenico Fiore, con domicilio eletto presso 
l’avv. Salvatore Catalano, in Bari via Giulio Petroni 78;
la Regione Puglia;
l’Ente Parco Nazionale Alta Murgia;
l’Assessorato Regionale all'Agricoltura e Foreste;
 
per l'annullamento
 
previa sospensione dell'efficacia,
 
quanto al ricorso introduttivo,
del provvedimento protocollo 3532, comunicato in data 6 marzo 2007, con il quale 
il Dirigente del Sesto Settore del Comune di Ruvo di Puglia ha dichiarato “non 
sanabili” alcune opere realizzate dal ricorrente in assenza di preventiva 
autorizzazione, nell’ambito dell’azienda agricola di sua proprietà, sita 
nell’agro di Ruvo di Puglia, denominata “Lagarella o Iazzo della Vacca o Selva 
Reale”;
nonché della valutazione di incidenza espressa in data 22 giugno 2006 dal 
Dirigente Settore Ecologia dell’Assessorato all’Agricoltura e Foreste della 
Regione Puglia;
quanto ai motivi aggiunti,
del parere protocollo 18150 del 4 dicembre 2007, firmato dal Dirigente 
dell’Ufficio Parchi e Riserve Naturali dell’Assessorato all’Agricoltura e 
Foreste della Regione Puglia, contenente conferma del parere negativo su 
valutazione di incidenza ambientale del 22 giugno 2006;
Visto il ricorso ed i motivi aggiunti, con i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio del Comune di Ruvo di Puglia;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore il consigliere Doris Durante;
Uditi nell'udienza pubblica del giorno 14 gennaio 2009 i difensori delle parti 
come specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:
 
FATTO e DIRITTO
 
Il ricorrente ha impugnato il 
provvedimento del Comune di Ruvo di Puglia del 5 marzo 2007, con il quale, 
conformandosi al parere negativo su valutazione di incidenza ambientale espresso 
dal Dirigente del Settore Ecologia della Regione Puglia, ha definito non 
sanabili alcuni interventi realizzati senza le necessarie autorizzazioni 
nell’azienda agricola di sua proprietà, sita nel Comune di Ruvo di Puglia, per i 
quali aveva presentato istanza di condono edilizio ai sensi della l. 28 febbraio 
1985, n. 47.
Il ricorrente deduce:
1) violazione e malgoverno delle leggi 28 febbraio 1985, n. 47, art. 32 nel 
testo come modificato dall’art. 32, comma 43 del d. l. 30 settembre 2003, n. 269 
convertito in legge 24 novembre 2003, n. 229; violazione delle norme sul giusto 
procedimento; difetto assoluto di motivazione; violazione dei principi di buona 
e corretta amministrazione, in quanto la Regione Puglia, Settore Ecologia, 
competente ad esprimersi sulla valutazione di incidenza, non avrebbe partecipato 
alla conferenza di servizi indetta dal Comune di Ruvo per l’esame della domanda 
di condono;
2) violazione e malgoverno dell’art. 5 del d.p.r. 357 del 1997; eccesso di 
potere per violazione del giusto procedimento con riferimento alla circostanza 
che il parere dell’ente di gestione dell’area, il Parco Nazionale dell’Alta 
Murgia, istituito con d.p.r. 10 marzo 2004 e funzionante dal 20 ottobre 2005, 
sarebbe intervenuto successivamente alla valutazione di incidenza della Regione;
3) travisamento dei fatti e difetto del presupposto; difetto assoluto di 
motivazione della valutazione di incidenza; illegittimità derivata del 
provvedimento comunale, in quanto la valutazione di incidenza fornita dal 
Dirigente del Settore Ecologia avrebbe riguardato solo le particelle 198 e 224 e 
non le particelle 260 e 358 pure interessate da opere oggetto di istanza di 
condono edilizio;
4) violazione e malgoverno dell’art. 32, primo comma della legge 47 del 1985 nel 
testo sostituito dal comma 43 dell’art. 32 del d.l. 269 del 2003 convertito 
nella legge 326 del 2003; eccesso di potere per travisamento del presupposto; 
difetto assoluto di motivazione con riferimento alle prescrizioni contenute 
nella direttiva comunitaria 93/43/CEE, nonché nel d.p.r. 357 del 1997, 
trattandosi di interventi di modesta entità;
5) eccesso di potere per travisamento dei fatti e difetto di presupposto; 
violazione e malgoverno della direttiva comunitaria 92/43/CEE, nonché del d.p.r. 
357 del 1997, in quanto la valutazione di incidenza formulata dal Dirigente del 
Settore Ecologia si baserebbe sull’analisi delle ortofoto AIMA del 1997 e di 
altre fotografie risalenti nel tempo, nonché sull’analisi dei dati catastali e 
non sulla situazione reale dei luoghi;
6) travisamento dei fatti e difetto di presupposto, in quanto le particelle in 
questione, già all’atto dell’acquisto dell’azienda agricola da parte del 
ricorrente, erano seminate a colza e non erano incolte o destinate a pascolo;
7) eccesso di potere per illogicità; violazione dei principi di obiettività di 
giudizio; difetto assoluto di motivazione; difetto di istruttoria, non essendo 
riscontrabile l’habitat di interesse comunitario prioritario “Praterie su 
substrato calcareo (festuca brometalia) stupenda fioritura di orchidee” 
la cui sottrazione sarebbe evidenziata dal Dirigente della Regione.
Con motivi aggiunti notificati il 2 marzo 2007, il ricorrente ha impugnato il 
parere del 4 dicembre 2007 firmato dal Dirigente Settore Ecologia e dal 
Dirigente Ufficio Parchi e Riserve Naturali dell’Assessorato all’Agricoltura e 
Foreste della Regione Puglia, contenente conferma del parere negativo del 22 
giugno 2006.
Deduce le stesse censure dedotte con il ricorso introduttivo.
Il Comune di Ruvo di Puglia, costituitosi in giudizio, ha eccepito la 
inammissibilità del ricorso introduttivo, sostenendo che l’atto del comune 
impugnato è mera comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell’art. 10 
bis della l. 241 del 1990 e nel merito ne ha dedotto l’infondatezza.
Le parti hanno depositato memorie difensive ed alla pubblica udienza del 14 
gennaio 2009, la causa è stata assegnata in decisione.
Va respinta la eccezione di inammissibilità del ricorso introduttivo sollevata 
dalla difesa del Comune che sostiene la natura endoprocedimentale dell’atto 
impugnato con detto ricorso, cioè l’atto del Comune di Ruvo di Puglia del 5 
marzo 2007.
Tale atto contiene l’elenco delle istanze di condono presentate dal ricorrente 
per le opere abusivamente realizzate nell’azienda agricola sita in contrada 
denominata Selva Reale o Lagarella o Iazzo della Vacca; la certificazione per 
ciascuna di esse della sanabilità o meno e della congruità o meno dell’oblazione 
versata.
In quanto contiene le determinazioni del Comune sulle singole istanze di condono 
deve ritenersi atto definitivo e immediatamente lesivo laddove certifica la non 
sanabilità dell’abuso.
La locuzione apposta in calce al provvedimento “la presente ha valore di 
comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell’art. 10 bis della l. 241 
del 1990 e successive modifiche e integrazioni”, su cui si sofferma la difesa 
del Comune, non compromette la natura decisoria avvalorata dal fatto che ad esso 
non è seguito nessun altro provvedimento.
Nel merito, va osservato quanto segue.
Una prima questione da esaminare è la “valutazione di incidenza” espressa dalla 
Regione Puglia, autorità preposta alla tutela ambientale - paesaggistica della 
località interessata dagli interventi edilizi, poiché una valutazione negativa 
impedisce al Comune di provvedere in senso diverso.
In base all’art. 32 della legge 28 febbraio 1985, n. 47 nel testo modificato 
dall’art. 32, comma 43 del d.l. 30 settembre 2003, n. 269 convertito nella l. 24 
novembre 2003, n. 229 ”il rilascio del titolo abilitativo edilizio in sanatoria 
per opere eseguite su immobili sottoposti a vincolo è subordinato al parere 
favorevole delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo…Il motivato 
dissenso espresso da un’amministrazione preposta alla tutela…preclude il 
rilascio del titolo abilitativo edilizio”.
L’area interessata dagli interventi edilizi abusivi rientra nel perimetro del 
Parco Nazionale della Murgia Alta zona 1; ricade all’interno del pSIC e ZPS 
“Alta Murgia”; è tipizzata “zona rurale vincolata di valore ambientale” dal 
vigente PRG ed è individuata come zona B - C D. dal PUTT/P.
Gli interventi edilizi e pianificatori o programmatori sono in conseguenza 
subordinati alla “valutazione di incidenza” cioè alla valutazione degli impatti 
che alcune tipologie di opere possono avere sui predetti tipi di vincoli.
Nel caso, trattandosi di piani naturalistici a rilevanza regionale, la 
valutazione è di competenza della Regione sentito l’Ente di Gestione (l’art. 5 
del d.p.r. 357 del 1997 stabilisce che “La valutazione di incidenza di piani o 
interventi che interessano siti di importanza comunitaria e zone speciali di 
conservazione ricadenti, interamente o parzialmente in un’area naturale protetta 
nazionale, come definita dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 è effettuata 
sentito l’ente di gestione dell’area stessa”).
Va, per inciso, rammentato che le zone SIC e ZPS sono state previste dal d.p.r. 
357 del 1997, in attuazione della Direttiva 92/CEE relativa alla conservazione 
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna 
selvatiche (il citato d.p.r. ha previsto l’obbligo, nella programmazione e 
pianificazione territoriale di considerare la valenza naturalistico - ambientale 
dei siti ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione 
degli habitat naturali e degli habitat di specie, secondo una classificazione 
fissata dalla legge 394 del 1991 Legge quadro delle aree protette).
Le ZPS (Zone di Protezione Speciale) sono costituite da territori idonei per 
estensione e localizzazione geografica alla conservazione delle specie di 
uccelli selvatici elencati nella direttiva comunitaria 79/409/CEE e sono 
individuate dalle Regioni lungo le rotte di migrazione dell’avifauna.
I SIC (Siti di Importanza Comunitaria) sono stati individuati dalle Regioni 
incaricate dal Ministero dell’Ambiente di realizzare sul proprio territorio il 
censimento dei siti da inserire nella rete “Natura 2000”. Detti siti, una volta 
approvati dall’Unione Europea saranno designati dallo stato membro quali zone 
Speciali di Conservazione (ZSC) in cui verranno applicate le misure di 
conservazione necessarie al mantenimento e al ripristino degli habitat naturali 
e, all’occorrenza, appropriati piani di gestione.
In base alla disciplina richiamata la valutazione di incidenza è, dunque, di 
competenza della Regione Puglia sentito il parere dell’ente di gestione Ente 
Parco Murgia Alta.
Nel caso, la Regione ha espresso un primo parere in ordine alla valutazione di 
incidenza senza aver sentito il parere dell’Ente Parco (parere del 22 giugno 
2006).
La circostanza, tuttavia, non rileva quale vizio del procedimento, atteso che la 
Regione ha inviato il suddetto parere all’Ente Parco e acquisito il parere 
dell’Ente ha adottato nuovo provvedimento (impugnato con i motivi aggiunti), 
sicché l’iter procedimentale delineato dall’art. 5 del citato d.p.r. 357 del 
1997 risulta rispettato.
La relativa censura dedotta con il secondo motivo di ricorso va, quindi, 
respinta.
Ciò posto, va osservato che la valutazione di incidenza espressa dalla Regione 
Settore Ecologia in data 22 giugno 2006, confermata con provvedimento del 4 
dicembre 2007, dopo aver elencato i vincoli gravanti sull’area dell’azienda 
agricola identificata catastalmente dalle particelle 198 - 224 del foglio 84 e 
le norme di salvaguardia (rientra nel perimetro del Parco Nazionale della Murgia 
Alta zona 1; ricade all’interno del pSIC e ZPS “Alta Murgia”; è tipizzata “zona 
rurale vincolata di valore ambientale dal vigente PRG; è individuata come zona 
BCD. dal PUTT/P…) e aver affermato, desumendolo dall’analisi delle ortofoto AIMA 
del 1997 e sulla base di alcune delle foto allegate al progetto, la presenza di 
habitat di interesse comunitario prioritario precedentemente alla realizzazione 
delle opere, pur riconoscendo che dopo le trasformazioni avvenute non è 
possibile quantificare quanta superficie fosse coperta da habitat, sulla 
considerazione che “Praterie in sub strato calcareo (Festuca brometalia) 
e Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue dai Thero Brachypodietea
appare la vegetazione potenziale per tutta la superficie” e sull’ulteriore 
presupposto che la realizzazione delle opere ha prodotto per quanto riguarda gli 
impatti sugli habitat e species di interesse comunitario un impatto 
diretto attraverso sottrazione di habitat di interesse comunitario, ha espresso 
parere favorevole in ordine alla valutazione di incidenza solamente per gli 
interventi di risanamento igienico edilizio e di ristrutturazione edilizia 
finalizzata al riuso dei manufatti esistenti.
Nulla dice tale parere sui singoli abusi.
Di valenza del tutto opposto è il parere dell’Ente Parco dell’Alta Murgia.
Detto parere è stato preceduto da sopralluogo e i tecnici dell’Ente hanno 
evidenziato che “le aree oggetto di intervento, identificate catastalmente dalle 
particelle 198 - 224 del foglio 84 sono coltivate a seminativo e non sono 
coperte da pascolo naturale; che tanto è confermato dai dati forniti dall’AGEA 
che per dette particelle ha erogato sin dagli anni 1996 - 1997, gli aiuti 
previsti per le coltivazioni cerealicole; le opere non hanno prodotto e non 
producono alcun impatto sugli habitat perché l’area non è caratterizzata dalla 
presenza di “Praterie in sub strato calcareo (Festuca brometalia) né dai 
“Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue dai Thero Brachypodietea; 
la realizzazione delle opere predette, per la loro natura e consistenza non 
hanno sottratto habitat naturali e seminaturali ed habitat di species, 
non hanno prodotto perturbazioni nell’ambito del sito naturale 2000 interessato, 
né hanno comportato frammentazione della continuità ecologica”.
La Regione Puglia, invero, ha contestato il suddetto parere con il provvedimento 
del 4 dicembre 2007, confermando il precedente parere negativo.
In tale contesto le censure dedotte da parte ricorrente (ultimi quattro motivi 
di ricorso) incentrate sulla illegittimità sotto diversi profili della 
valutazione di incidenza della Regione Puglia, devono ritenersi fondate.
E’ incontestabile, infatti, che la valutazione espressa dalla Regione non si 
riferisce alle opere oggetto di condono, essendo piuttosto relativa all’intera 
azienda agricola esistente nella suddetta località.
Inoltre, la valutazione di incidenza si fonda su rappresentazioni fotografiche 
risalenti nel tempo (ortofoto del 1997 depositate in giudizio) tutt’altro che 
chiare, anzi fortemente disturbate, dalle quali non è possibile desumere il tipo 
di vegetazione esistente sul terreno al 1997 e tanto meno la presenza di 
Praterie in sub strato calcareo (Festuca brometalia) né di “Percorsi sub 
steppici di graminacee e piante annue dai Thero Brachypodietea”.
La valutazione di incidenza ambientale, per quanto riguarda i progetti, deve 
tener conto della tipologia delle opere, delle dimensioni e dell’ambito di 
riferimento, della complementarietà con altri progetti, della produzione di 
rifiuti, dell’inquinamento e disturbi ambientali, del rischio di incidenti per 
quanto riguarda sostanze e tecnologie utilizzate, nonché delle interferenze con 
il sistema ambientale.
Tutto questo manca nella valutazione della Regione che si sviluppa su un piano 
prettamente teorico avulso dalla realtà dei luoghi sul mero presupposto della 
potenziale vegetazione della zona quasi a giustificarne la perimetrazione come 
pSIC .
Nulla si dice a proposito dei modesti interventi sull’esistente, ovvero delle 
opere, quasi esclusivamente amovibili, funzionali all’attività agricola che 
proprio in ragione della modesta consistenza non paiono assumere significato 
nella valutazione dell’insieme.
Sembra, invero, più consona alla situazione reale la rappresentazione dei luoghi 
quale emerge dalla perizia depositata da parte ricorrente che trova 
corrispondenza nella parere dell’Ente Parco.
In detta perizia si evidenzia che in loco era ed è presente una vegetazione 
erbacea nitrofila e ruderale a causa del pascolamento in atto e al calpestio del 
bestiame.
Era abbondante, anche a causa degli interventi fatti a suo tempo, di 
miglioramento del pascolo, con transemina di specie foraggere, la specie 
Asphodelus ramosus (asfodelo), una liliacea rifiutata dal bestiame perché 
tossica e favorita dal compattamento del suolo a seguito dell’eccessivo 
calpestio che dà origine ad un suolo asfittico e ricco di nitriti e nitrati per 
la presenza di bestiame (è incontestabile che le lande di asfodelo non sono mai 
state considerate habitat prioritario in alcun censimento botanico perché a 
bassissima biodiversità).
Né possono trarsi elementi dalle classificazioni catastali, alle quali pure fa 
riferimento il parere regionale, atteso che la classificazione catastale non è 
sempre aggiornata.
Peraltro, la valutazione di incidenza ambientale - come affermato nello stesso 
parere - deve esprimersi sulla trasformazione territoriale causata 
dall’intervento riguardo al quale viene effettuata, sicché deve essere riferita 
allo stato degli habitat come si presentavano prima della realizzazione delle 
opere e non in relazione alla situazione ipotetica e potenziale dei luoghi.
Dalle certificazioni AGEA (depositate in giudizio) risulta che, almeno dal 1996, 
e quindi in data antecedente l’acquisto dell’azienda agricola da parte del 
ricorrente avvenuta nel 1999, e prima della esecuzione delle opere, il terreno 
era in parte incolto e in parte seminato, mentre né dall’analisi delle ortofoto 
e delle altre fotografie allegate al progetto è possibile stabilire con certezza 
quale fosse la vegetazione preesistente.
Invero, la quota di altitudine del territorio di Ruvo di Puglia fa dubitare che 
fosse rinvenibile l’habitat “Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue 
(Thero Brachypodieti)”, essendo piuttosto caratterizzata da vegetazione 
potenziale di specie caducifoglie del gruppo di Quercus pubescens, mentre 
i Thero Brachypodieti sono fasi regressive della lecceta, come è ben 
spiegato nella perizia di parte.
Nella zona, date le caratteristiche fitoclimatiche dell’area, sarebbe stato 
possibile riscontrare l’habitat “praterie su substrato calcareo (Festuco 
Brometalia). Tale habitat diventa prioritario solo se accompagnato - come la 
direttiva comunitaria impone - da “stupende fioriture di orchidee”. Sennonché 
dalle ortofoto del 1997 e dalle altre fotografie non è assolutamente possibile 
riscontrare la presenza delle fioriture di orchidee .
Le argomentazioni svolte dalla Regione, relative ad uno stato dei luoghi 
meramente ipotetico evidenziano l’errore di fondo che contrassegna la 
valutazione di incidenza da essa espressa, che prescinde totalmente dallo stato 
dei luoghi, la cui ricognizione, peraltro, non è mai stata compiuta.
Tanto meno la Regione indica quale sia la porzione dell’area che risulti in 
effetti modificata rispetto all’esistente e quali siano state le opere che hanno 
apportato tale modifica.
Le opere che qui vengono in questione, peraltro, non ricadono direttamente sul 
terreno afferendo a manufatti preesistenti di cui costituiscono completamento, 
sicché le argomentazioni della Regione non sono assolutamente pertinenti.
In conclusione, deve convenirsi con parte ricorrente sul fatto che la Regione ha 
espresso un giudizio ipotetico ma non ha indicato in concreto, individuandole, 
le singole opere oggetto di condono che hanno modificato o avrebbero potuto 
modificare l’habitat naturale, limitandosi a riferire nozioni scolastiche senza 
alcun riferimento alla situazione di fatto e alle ragioni per cui interventi di 
minima o addirittura prive di rilevanza volumetrica (quali le opere destinate 
all’allevamento dei cavalli: box, fienile, impianto imhoff per l’irrigazione dei 
terreni, impianto elettrico di illuminazione delle strade, staccionate per 
delimitare le zone di pascolo, attività che non solo non disturbano l’ambiente 
ma sono consone alle specifiche caratteristiche dei luoghi) creerebbero un forte 
impatto ambientale.
Come detto, le procedure di controllo, qual è la valutazione di incidenza 
ambientale, previste per le aree già individuate come ZSC e SIC, nelle more 
dell’approvazione dei siti da parte dell’Unione Europea e della designazione 
quali Zone Speciali di Conservazione, tengono conto degli effetti che il 
progetto o la pianificazione e la programmazione territoriale può avere su detti 
siti con riferimento agli obiettivi di conservazione, sicché non si può 
prescindere dalla valutazione in concreto del singolo intervento e la 
valutazione non può discostarsi dai criteri fissati dalla normativa di settore 
per accertare gli effetti che le trasformazioni potrebbero produrre in detti 
siti, tenendo conto delle finalità della perimetrazione delle zone SIC e ZPS.
Da quanto esposto emerge la inconferenza del parere espresso dalla Regione in 
relazione alle istanze di condono sulle quali era richiesta la valutazione di 
incidenza.
Il suddetto parere non costituisce, pertanto, dissenso motivato che preclude al 
Comune il rilascio del titolo abilitativo edilizio ai sensi dell’art. 32 della 
legge 47 del 1985, nel testo modificato dall’art. 32, comma 43 del d.l. 30 
settembre 2003, n. 269 convertito nella l. 24 novembre 2003, n. 229 ”.
Il provvedimento del Comune di diniego delle istanze di sanatoria ex lege 
n. 47 del 1985 è, pertanto, illegittimo in via derivata laddove ha negato il 
condono conformandosi al parere della Regione che, come si è detto, non integra 
dissenso motivato e senza alcun’altra motivazione.
Va, a tal punto, considerato che poiché la valutazione di incidenza espressa 
dalla Regione ha riguardato solo le particelle 198 e 224 e non anche le 
particelle 260 e 350, per le opere realizzate su queste ultime particelle, non 
sussisteva alcuna preclusione al potere decisionale del Comune che tuttavia, 
nemmeno per queste opere ha espresso alcuna motivazione in ordine al diniego, 
limitandosi a richiamare il parere della Regione.
Invero, le particelle 260 e 350 sono coltivate a vigneto e oliveto e come tali 
sono classificate nelle mappe catastali, sicché anche per questa ragione ad esse 
non si riferisce la valutazione di incidenza che pone a base della valutazione 
il presupposto che trattasi di terreni destinati a bosco - pascolo o bosco.
Sotto altro profilo deve osservarsi che le opere ricadenti su dette particelle, 
per la modesta consistenza e per essere per lo più di tipo precario, trattandosi 
di prefabbricati solo appoggiati al suolo, non intaccano, attesa anche la loro 
entità estremamente modesta, gli elementi del paesaggio agrario diffuso, sicché 
appaiono sanabili secondo le disposizioni dell’art. 3.11 delle NTA del PUTT 
applicabili in forza della delibera della Giunta regionale n. 1110 del 4 agosto 
2004 che ha equiparato le aree SIC e ZPS ai beni naturalistici di cui allo 
stesso art. 3.11.
Per le ragioni esposte il ricorso deve essere accolto con annullamento degli 
atti impugnati.
Quanto alla circostanza che la Regione Puglia non abbia partecipato alla 
conferenza di servizi indetta dal Comune, essa non integra vizio del 
procedimento come dedotto da parte ricorrente con il primo motivo di ricorso, 
essendo comunque intervenuto il parere regionale, fermo restando che la 
partecipazione della Regione alla conferenza di servizi sarebbe in ogni caso 
opportuna, costituendo questa un più efficace modulo decisionale o istruttorio 
che consente di perseguire al meglio gli interessi alla cura di essa Regione 
demandati. .
Il ricorso va, quindi, accolto nei sensi di cui in motivazione.
Quanto alle spese di giudizio, sussistono giuste ragioni per disporne la 
compensazione tra le parti.
 
P.Q.M.
 
Il Tribunale Amministrativo 
Regionale per la Puglia, Bari, sezione prima, accoglie il ricorso in epigrafe 
indicato e, per l’effetto, annulla gli atti impugnati.
Compensa spese e competenze di giudizio.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Bari nella camera di consiglio del giorno 14 gennaio 2009 con 
l'intervento dei Magistrati:
Corrado Allegretta, Presidente
Doris Durante, Consigliere, Estensore
Savio Picone, Referendario
IL PRESIDENTE 
L'ESTENSORE 
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 02/04/2009
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
IL SEGRETARIO
 
		
		
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