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DIRITTO INTERNAZIONALE DELL'AMBIENTE

 

Progetto curato da Federico Antich

 

PROGETTO SU “I CONFLITTI AMBIENTALI GLOBALI. GENESI, DINAMICHE E STRUMENTI DI RISOLUZIONE”


Il progetto intende dar vita ad un luogo virtuale di incontro e riflessione, nel quale possano trovare spazio esperienze e contributi in grado di far progredire la conoscenza in questo ambito di primario interesse. In tale ottica, nella sezione verranno pubblicati periodicamente nuovi contributi, in particolare tratti dal libro in corso di pubblicazione “I conflitti ambientali globali. Genesi, dinamiche e strumenti di risoluzione”, a cura di Federico Antich, e saranno presenti collegamenti alle risorse della rete in argomento (normative internazionali ambientali, reports dei principali istituti di ricerca, contributi dottrinali e progetti di ricerca, ecc.).

Il Progetto ha lo scopo di esaminare le più gravose crisi ambientali che coinvolgono il nostro pianeta, di analizzarne i processi di genesi e di valutare il rischio che esse comportano in termini di possibili conflitti su scala globale, per comprendere quali possano essere gli strumenti per una loro gestione pacifica. Ci si propone, in particolare, di indurre una riflessione sul pericolo che, all’aumentare del degrado ambientale e al diminuire della capacità del pianeta di soddisfare i bisogni primari dei suoi abitanti, si possano generare nuovi conflitti, conflitti cioè scatenati proprio dalla necessità o volontà di avere il controllo sulle fonti di materie prime.

La questione, certamente di prioritario interesse, è già da anni oggetto di studio soprattutto al di fuori dei confini nazionali - si pensi ai progetti di ricerca su “Environmental Change and Acute Conflict”, “Environmental Scarcities, State Capacity and Civil Violence” e “Environment, Population and Security”, condotti, tra il 1990 e il 1997 dal professor Thomas Homer-Dixon, direttore del “Peace and Conflict Studies Program” dell’Università di Toronto, o all’“Environment and Conflicts Project” (ENCOP) promosso dall’Istituto Tecnico Federale di Zurigo, in collaborazione con la Fondazione Elvetica per la Pace di Berna, o ancora agli studi compiuti dall’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Oslo, nell’ambito del “Global Environmental ch’ange and Human Security Program (GECHS) – e la sua attualità è quanto mai evidente se si considera che sono molte le popolazioni del mondo che vivono in condizioni precarie e molte le zone in cui le scarse risorse naturali disponibili sono oggetto di aspre contese. Le guerre dell’acqua in Medio Oriente ne sono purtroppo un esempio eloquente.

La costante crescita dei livelli di domanda di risorse naturali e di prodotti di consumo inevitabilmente accentua il rischio di andare incontro a conflitti ambientali, dal momento che, incentivando l’adozione di modelli di sfruttamento predatori, svincolati da principi di solidarietà, tende ad incrementare il divario tra i Paesi ricchi e quelli poveri e ad alimentare la conflittualità tra i popoli.

Per questo è necessario trovare idonea ed urgente soluzione alle problematiche di natura ambientale, in modo da arrestare il processo di degrado in atto e ridurre il rischio di una esacerbazione dei rapporti internazionali, da un lato, intraprendendo strategie e pratiche di sviluppo socialmente più eque, fondate sulla sostenibilità e su un uso delle risorse proiettato nella prospettiva del tempo ed improntato ad un principio di solidarietà intergenerazionale; dall’altro, favorendo la creazione di una sorta di governance mondiale dell’ambiente, che richiami gli attori istituzionali e sociali tutti ad uno stretto coordinamento, ad una attiva cooperazione per uno sviluppo sostenibile e per la predisposizione di strumenti normativi efficaci e lungimiranti. In tal senso in effetti la comunità internazionale si è mossa già da tempo, dando regolamentazione, tramite convenzioni e conferenze in materia - dal vertice di Stoccolma del 1972, alla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, al Protocollo di Kyoto del 1997, al più recente summit mondiale sullo sviluppo sostenibile, tenutosi a Johannesburg nel 2002 - a molti dei meccanismi responsabili delle crisi ambientali, nella volontà di ridurne gli effetti disastrosi ed anzi, ultimamente, cercando di prevenirne le conseguenze sull’ambiente.

Ciò ha senz’altro contribuito a diffondere una nuova cultura ambientale e ad incentivare i Paesi a basare su di essa le politiche e le strategie future. Ma la gravità di alcune crisi ambientali in atto fa dubitare dell’efficacia degli attuali strumenti apprestati in sede internazionale nel porre rimedio ai problemi ecologici. Viene così da chiedersi se il percorso intrapreso dalla comunità internazionale possa ritenersi idoneo a far fronte al rischio di degenerazione delle crisi ambientali in conflitti violenti e dunque se il diritto internazionale preveda oggi strumenti, tecniche ed organi effettivamente idonei a prevenire e risolvere i cd. conflitti ambientali globali, o se invece il perseguimento di tale obiettivo si scontri con la mancanza di un’autorità governativa sovranazionale in grado di svolgere una funzione regolatrice per cui si riveli necessario l’impiego di nuovi strumenti (sostanziali e processuali) e l’emersione di nuovi soggetti.


Avv. Federico Antich

 

 

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